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Fecondazione in Vitro: guida completa
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Fecondazione in Vitro: guida completa
Analisi preliminari per la coppia: cosa devi sapere
Quali esami preliminari sono necessari per la coppia? Che cos’è la soppressione? Come e quando si effettua la stimolazione ovarica e il prelievo degli ovociti? Come avviene la raccolta del seme? Perché a volte è necessario un intervento chirurgico per estrarre gli spermatozoi? Quando eseguire il test di gravidanza? Scopri tutte le risposte.

Fecondazione in Vitro: un approccio essenziale alla fertilità
La Fecondazione in Vitro (FIV) è una tecnica fondamentale per le coppie con difficoltà a concepire. Questo processo prevede la stimolazione controllata delle ovaie per prelevare gli ovociti, la loro fertilizzazione con gli spermatozoi e il successivo trasferimento degli embrioni nell'utero.

In Italia, c’è stato un notevole incremento delle coppie che cercano assistenza presso centri specializzati in Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). È cruciale rivolgersi tempestivamente a professionisti della salute se si desidera avere un bambino, poiché la probabilità di successo di queste tecniche è inversamente correlata all’età della coppia. Sfortunatamente, l'Italia ha una delle età medie più elevate in Europa.

Fecondazione in Vitro: esami preliminari per la donna
Per iniziare un ciclo di FIV, è necessario effettuare una serie di analisi preliminari, come stabilito dal Ministero della Salute. Questi esami sono progettati per minimizzare il rischio che eventuali patologie influenzino l’efficacia del trattamento. Ogni centro specializzato fornisce un elenco dettagliato degli esami richiesti, che possono variare in base alla regione, al problema riproduttivo della coppia e ad altre considerazioni mediche.

Ecco una lista tipica delle analisi preliminari per la donna:


Fecondazione in Vitro: esami preliminari per l’uomo


Fecondazione in Vitro (FIVET): guida alla soppressione e stimolazione ovarica

Soppressione nella Fecondazione in Vitro (FIVET)
La fase di soppressione è una componente essenziale nella procedura di Fecondazione in Vitro (FIVET). Questa fase implica l'inibizione dell'attività dell'ipofisi nella donna, per evitare l'ovulazione spontanea e garantire il controllo del ciclo di trattamento durante la stimolazione ovarica.
La soppressione viene ottenuta tramite due categorie principali di farmaci:


Protocollo lungo con agonisti del GnRH
In questo protocollo, la soppressione è realizzata con farmaci agonisti del GnRH a partire dal 21° giorno del ciclo precedente a quello della FIVET. La stimolazione ovarica inizia con il ciclo successivo, una volta che l'attività dell'ipofisi è completamente soppressa.

Protocollo corto (o Flare-Up)
Questo approccio prevede la soppressione con un farmaco agonista, ma inizia dal primo o secondo giorno del ciclo di FIVET. Di conseguenza, la soppressione viene effettuata contemporaneamente all'avvio della stimolazione ovarica. Questo protocollo sfrutta il rilascio improvviso di ormoni sessuali (conosciuto come "flare") che si verifica subito dopo l'assunzione dell'agonista.

Protocollo con antagonisti del GnRH
In questo caso, la stimolazione ovarica comincia senza alcuna soppressione. Successivamente, quando i follicoli raggiungono un diametro di 12-13 millimetri, viene introdotto un farmaco antagonista. Questo viene somministrato fino a quando i follicoli sono pronti per l'induzione con HCG.

Stimolazione ovarica nella Fecondazione in Vitro (FIVET)
Il successo della Fecondazione in Vitro è fortemente influenzato dalla stimolazione ovarica. Questa fase è cruciale poiché le ovaie vengono stimolate a produrre più follicoli contemporaneamente, consentendo il recupero di un numero maggiore di ovociti da fecondare. Sebbene la stimolazione ovarica sia una parte fondamentale della FIVET, la dose e il tipo di farmaco possono variare a seconda delle esigenze individuali della paziente.

Il bisogno di ottenere numerosi ovociti è dovuto al fatto che non tutti gli ovuli prodotti, anche dopo stimolazione, sono idonei alla fecondazione. Inoltre, la qualità degli ovociti tende a diminuire con l'età della donna.

Farmaci utilizzati
La stimolazione ovarica per la Fecondazione in Vitro viene quasi sempre effettuata con gonadotropine. I farmaci impiegati possono contenere esclusivamente FSH oppure una combinazione di FSH e LH. Inoltre, si utilizzano anche farmaci che inibiscono l'ovulazione spontanea, chiamati Agonisti o Antagonisti del GnRH. Esistono vari protocolli, con flessibilità nella dose iniziale basata sulla risposta della paziente.

Monitoraggio durante la stimolazione ovarica
Qualunque sia il protocollo adottato, è cruciale monitorare costantemente lo sviluppo follicolare. Questo viene effettuato tramite ecografie, che misurano il numero e il diametro dei follicoli, e analisi dei livelli di estradiolo, un ormone che aumenta con la crescita dei follicoli. Il monitoraggio è essenziale non solo per valutare l'efficacia della stimolazione e determinare il momento ottimale per il recupero ovocitario (pick-up), ma anche per verificare la possibile insorgenza di iperstimolazione ovarica, una complicanza grave della stimolazione ormonale. Generalmente, il monitoraggio inizia dopo cinque-sei giorni dall'inizio del ciclo e prosegue a giorni alterni o quotidianamente, a seconda della risposta della paziente.

Prelievo degli ovociti: cos’è e come si esegue

Cos'è il pick-up degli ovociti?
Il pick-up degli ovociti è una procedura essenziale nella fecondazione assistita, che comporta l'aspirazione dei follicoli ovarici dopo una stimolazione ovarica. Fino agli anni Ottanta, il prelievo degli ovociti avveniva tramite laparoscopia, un intervento chirurgico complesso eseguito in anestesia generale. Tuttavia, a partire dalla metà degli anni Ottanta, la tecnica è diventata molto più semplice. Oggi, il prelievo degli ovociti viene effettuato per via transvaginale, sotto guida ecografica, in sedazione leggera o, talvolta, con anestesia locale.

Procedura del pick-up degli ovociti
Durante il pick-up, un ago sottile viene inserito attraverso la parete superiore della vagina, guidato da un'ecografia transvaginale. Questo ago raggiunge i follicoli ovarici e aspira il liquido follicolare contenente gli ovociti.

Durata della procedura
La durata totale del pick-up degli ovociti varia tra i 5 e i 20 minuti, a seconda del numero di follicoli da aspirare e della posizione delle ovaie. Il liquido follicolare aspirato viene raccolto in una provetta e immediatamente inviato al laboratorio per l’analisi microscopica, poiché gli ovociti non sono visibili a occhio nudo.

Necessità di anestesia
Il pick-up può essere eseguito con diversi tipi di anestesia:


Variabilità dell'anestesia nei centri
La scelta del tipo di anestesia può variare a seconda del centro di fecondazione assistita. Molti centri optano per sedazione leggera o anestesia locale per ragioni organizzative. Dopo il pick-up, la paziente viene monitorata per alcune ore per accertarsi che non ci siano complicazioni e, in caso di sedazione generale, per garantire che il livello di coscienza sia stato ripristinato. Le dimissioni generalmente avvengono tra le 2 e le 4 ore dopo la procedura.

Complicanze potenziali
Le complicanze più comuni associate al pick-up degli ovociti sono legate al rischio di emorragia, che può essere vaginale o intra-addominale. La maggior parte delle volte, il sanguinamento è minimo. Tuttavia, in rari casi (meno dell'1%), l'emorragia può essere più significativa e richiedere un’attenta osservazione fino alla sua risoluzione. In situazioni ancora più rare, può essere necessario un intervento chirurgico per controllare l'emorragia. Altre complicazioni possibili includono infezioni, per le quali viene solitamente adottata una profilassi antibiotica per ridurre il rischio.

Fecondazione in Vitro: prelievo del Semen

Cos'è il prelievo del Semen?
Il giorno del prelievo degli ovociti, noto anche come pick-up, è fondamentale anche il prelievo del seme maschile. Questo seme viene raccolto e trattato in laboratorio per essere successivamente utilizzato per la fecondazione degli ovociti. La raccolta del seme avviene tramite masturbazione.

Prelievo del Semen: uno stress psicologico
Il prelievo del seme può essere un momento particolarmente stressante, e l’ansia può talvolta impedire la raccolta. Per mitigare questo rischio emotivo, alcuni centri offrono la possibilità di consegnare un campione di seme in anticipo, che viene poi congelato e conservato per eventuali necessità future.

Analisi e capacità del Semen
Dopo il prelievo, il liquido seminale viene analizzato per valutare tutti i parametri e successivamente sottoposto a un processo di capacizzazione. Questo processo utilizza specifici terreni di coltura per selezionare solo gli spermatozoi migliori. In base ai risultati, si decide se procedere con una fecondazione in vitro (FIVET) o una ICSI (iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi).

Prelievo degli spermatozoi dai testicoli
Quando il partner maschile è affetto da azoospermia, ovvero non ha spermatozoi nel seme oppure presenta spermatozoi in quantità molto ridotta e di qualità scarsa, è possibile effettuare un prelievo direttamente dai testicoli o dai canali seminali per recuperare seme da utilizzare nella ICSI. L’azoospermia può essere causata da un'ostruzione dei canali seminali (azoospermia ostruttiva) o da un difetto nella produzione di spermatozoi all'interno dei testicoli (azoospermia secretoria). Ecco le opzioni disponibili.

TESA, PESA e TESE


Intervento chirurgico per il prelievo
Il prelievo degli spermatozoi richiede un intervento chirurgico che di solito non può essere eseguito contemporaneamente al prelievo degli ovociti. Molti centri preferiscono effettuare il prelievo del seme prima dell'inizio della stimolazione ormonale nella donna, evitando così di sottoporla a trattamenti non necessari. In questi casi, gli spermatozoi recuperati (o il tessuto prelevato con biopsia) vengono congelati e conservati fino al momento della fecondazione.

Se non ci sono spermatozoi disponibili al momento della fecondazione
Poiché il processo di congelamento e scongelamento può danneggiare gli spermatozoi recuperati, può accadere che al momento della fecondazione non siano disponibili spermatozoi. In tali casi, si procede alla crioconservazione degli ovociti in attesa di un futuro prelievo di spermatozoi. Quando le strutture e l'organizzazione del centro lo permettono, entrambi i gameti vengono utilizzati freschi, ossia gli spermatozoi vengono recuperati e utilizzati nello stesso giorno del prelievo degli ovociti.

Fecondazione in Vitro (FIVET): il processo di fecondazione degli ovociti

Che cos'è la fecondazione degli ovociti?
Il processo di fecondazione degli ovociti è una fase cruciale del ciclo terapeutico di fecondazione in vitro, in cui gli ovuli vengono uniti con gli spermatozoi dopo alcune ore dal loro prelievo. Questo passaggio fondamentale consiste nella fusione degli ovociti e degli spermatozoi per dare origine agli embrioni.

Fecondazione degli ovociti: metodo standard
Nel procedimento standard di fecondazione in vitro (FIVET), ogni ovocita viene immerso in un grande numero di spermatozoi preparati in laboratorio. In questo caso, la penetrazione dell’ovocita da parte degli spermatozoi avviene in modo naturale, senza interventi aggiuntivi.

Tecnica ICSI per la fecondazione degli ovociti
Se si riscontrano problematiche nel seme, come difficoltà o impossibilità di penetrazione naturale, si utilizza la tecnica ICSI (Iniezione Intracitoplasmatica di Spermatozoi). Questa procedura prevede che un biologo inserisca manualmente un singolo spermatozoo all’interno dell’ovocita, praticando un piccolo foro sulla membrana dell’ovocita.

Esame degli ovociti
Dopo il prelievo, gli ovociti vengono sottoposti a un esame per determinarne il grado di maturazione. Per essere fecondato, un ovocita deve trovarsi nella fase di maturazione chiamata metafase II. Gli ovociti immaturi o post-maturi non sono idonei per la fecondazione. Dopo il primo controllo, gli ovociti vengono collocati in una coltura speciale e incubati per circa 3 ore a temperatura costante (circa 37°C) con umidità e livelli di CO2 e ossigeno ottimizzati.

Numero di ovociti da fecondare
In Italia, la legge 40 stabiliva un limite massimo di tre ovociti da fecondare. Tuttavia, nel 2009, la Corte Costituzionale ha dichiarato che non può essere imposta una limitazione legale sul numero di ovociti da fecondare. Oggi, la decisione su quanti ovociti fecondare è presa dal medico, in accordo con la coppia, per massimizzare i risultati. Successivamente, si decide quali embrioni trasferire in utero e quali conservare tramite congelamento, in base al numero di embrioni ottenuti.

Percentuali di fecondazione degli ovociti
Le percentuali di successo nella fecondazione degli ovociti sono influenzate dall'età della donna, dalle caratteristiche del seme e dalla qualità del laboratorio. Mediamente, nelle donne più giovani, il tasso di fecondazione può arrivare fino all’80%, mentre è generalmente del 60%. Nelle donne di età più avanzata, il tasso può scendere sotto il 30%.

Monitoraggio della fecondazione
Dopo essere stati mescolati con gli spermatozoi in laboratorio, gli ovociti vengono mantenuti in coltura per alcune ore. La verifica della fecondazione avviene 16-20 ore dopo l'incontro dei gameti. Se la fecondazione è avvenuta, si osservano due pronuclei (maschile e femminile) all'interno dell'ovocita, contenenti il patrimonio genetico di entrambi i genitori. A questo punto, si parla di zigote, che successivamente si sviluppa in embrione seguendo un processo ben definito.

Sviluppo dell'embrione
Il processo inizia con la fusione dei due pronuclei in un nucleo unico contenente 46 cromosomi (23 provenienti dalla madre e 23 dal padre). La cellula appena formata inizia a dividersi, creando due cellule, e continua a dividere rapidamente fino a formare un centinaio di cellule in pochi giorni. Dopo circa 5 giorni, l’embrione raggiunge lo stadio di blastocisti.

Fecondazione in Vitro: il trasferimento degli embrioni

Stadio precedente l'impianto
Il trasferimento embrionale avviene subito prima che l’embrione si impianti nell’utero. Solo circa il 50% degli ovuli fecondati raggiunge questo stadio cruciale dello sviluppo.

Fecondazione in Vitro: quando effettuare il trasferimento degli embrioni
Il trasferimento degli embrioni derivanti da tecniche di fecondazione in vitro può avvenire in diversi stadi del loro sviluppo.

Tempistica del trasferimento
La maggior parte delle cliniche opta per il trasferimento degli embrioni quando essi hanno raggiunto uno stadio di 4-8 cellule, ossia il secondo o terzo giorno dopo il prelievo degli ovociti. Normalmente, in un concepimento naturale, gli embrioni a questo stadio si troverebbero ancora nelle tube di Falloppio, non nell’utero. Pertanto, nella fase di impianto, gli embrioni rimangono nell’utero in attesa di svilupparsi ulteriormente per facilitare l’impianto. Alcuni specialisti preferiscono effettuare il trasferimento quando gli embrioni sono a uno stadio di sviluppo più avanzato, ovvero alla fase di blastocisti, circa 5 giorni dopo il prelievo. Questo è il momento in cui gli embrioni, in condizioni naturali, iniziano a impiantarsi.

Procedura del trasferimento
La procedura di trasferimento seleziona solo gli embrioni che sono riusciti a sopravvivere fino a uno stadio relativamente avanzato, evitando di trasferire quelli che hanno cessato di svilupparsi nei giorni immediatamente successivi alla fecondazione. Tuttavia, questa tecnica non incrementa la probabilità di gravidanza e richiede risorse tecnologiche avanzate. Pertanto, la tempistica del trasferimento dipende dal caso clinico specifico. La maggior parte dei centri esegue il trasferimento il terzo giorno dopo il prelievo degli ovociti.

Numero di embrioni da trasferire
Il numero di embrioni da trasferire dipende da diversi fattori, inclusi la qualità degli embrioni e l’età della donna. Un ulteriore criterio è il numero di tentativi di impianto precedenti non riusciti. In genere, trasferire più embrioni aumenta la probabilità di gravidanza, ma comporta anche il rischio di una gravidanza multipla, che può influire negativamente sulla prognosi della gravidanza e sulla salute dei feti. La pratica clinica raccomanda di trasferire il minor numero possibile di embrioni per evitare rischi associati a gravidanze multiple. Una percentuale elevata di gravidanze gemellari è spesso vista come un indicativo della qualità di un centro di procreazione medicalmente assistita.

Come viene eseguito il trasferimento
Il trasferimento degli embrioni è una procedura semplice e generalmente indolore, simile a un'inseminazione intrauterina. Gli embrioni vengono aspirati insieme a una piccola quantità di liquido di coltura in un sottile catetere, che viene poi inserito nel canale cervicale fino a raggiungere l'utero, dove gli embrioni vengono depositati sull’endometrio. La tecnica ottimale prevede l’esecuzione del trasferimento sotto guida ecografica transaddominale. È fondamentale che il trasferimento avvenga in modo rapido e delicato, evitando sbalzi di temperatura e esposizione prolungata alla luce. Inoltre, è cruciale che il trasferimento non causi traumi all’endometrio o perdite di sangue.

Cosa fare dopo il trasferimento?
Esistono molte discussioni su quale comportamento adottare e quale terapia seguire nei giorni successivi al trasferimento. È necessario seguire particolari regole o è possibile mantenere una vita normale? È consigliabile assumere farmaci per favorire l’impianto degli embrioni? Le opinioni su questi aspetti variano notevolmente.

Fecondazione in Vitro: riposo post-transfer e raccomandazioni

Riposo dopo il trasferimento degli embrioni
Le evidenze scientifiche più recenti indicano che il riposo assoluto o l'immobilità completa non migliorano le probabilità di concepimento e sono considerati approcci inutili. Pertanto, è consigliabile continuare la vita quotidiana senza esagerare con sforzi fisici o stress nei giorni successivi al trasferimento degli embrioni.

Cosa evitare nei giorni subito successivi
Nei giorni immediatamente successivi al trasferimento, i ginecologi generalmente raccomandano di evitare le seguenti attività:


Qualora vengano prescritti farmaci, è importante continuarne l'assunzione fino al test di gravidanza e, se necessario, anche oltre, in caso di risultato positivo.

Fecondazione in Vitro: test di gravidanza
La fecondazione in vitro, nota anche come Fivet, è una tecnica di procreazione medicalmente assistita utilizzata per affrontare problemi di fertilità e culmina con un test di gravidanza. Questo test rappresenta uno dei momenti più delicati psicologicamente dell’intero percorso.

Tempistica del test
La maggior parte delle cliniche raccomanda di effettuare il test di gravidanza 12-14 giorni dopo il trasferimento degli embrioni. È fondamentale eseguire il test dopo alcuni giorni dall'ultima iniezione di HCG, per evitare risultati falsamente positivi. L’HCG somministrato prima del pick-up, e talvolta anche dopo il trasferimento, è lo stesso ormone rilevato dai test di gravidanza. Per evitare risultati falsi positivi, è consigliabile attendere almeno 10 giorni dopo una dose di 10.000 unità di HCG e circa 4-5 giorni dopo una dose di 5.000 unità.

Esame del sangue
Il test di gravidanza deve essere effettuato mediante un dosaggio della beta-HCG nel sangue. In questa fase precoce della gravidanza, la concentrazione di beta-HCG potrebbe essere troppo bassa per essere rilevata dai test urinari, anche i più sensibili. È essenziale che il dosaggio dell’HCG sia quantitativo piuttosto che qualitativo. Un valore molto basso, che in un test qualitativo sarebbe considerato negativo, può indicare una gravidanza chimica che potrebbe terminare con un aborto spontaneo, ma fornisce comunque informazioni preziose sullo stato della gravidanza.

Fecondazione in Vitro: rischi e complicazioni
Le complicazioni gravi durante un ciclo di procreazione medicalmente assistita (PMA) o fecondazione in vitro, che si tratti di Fivet o ICSI, sono relativamente rare. Tuttavia, trattandosi di una procedura medico-chirurgica complessa, possono sorgere rischi e problematiche.

Effetti Collaterali dei Farmaci
Le pazienti in trattamento per la fertilità, in particolare quelle sottoposte a Fivet, spesso si preoccupano degli effetti collaterali dei farmaci utilizzati. Una domanda frequente è riguardo ai rischi associati al trattamento ormonale intensivo. Per quanto riguarda le gonadotropine, i rischi immediati sembrano essere piuttosto limitati.

Effetti collaterali dei farmaci per la Fecondazione in Vitro

Irritazioni locali
I foglietti informativi dei medicinali utilizzati nella fecondazione in vitro comunemente segnalano come effetto collaterale principale le reazioni locali al sito di iniezione, come bruciore, arrossamento e irritazione della pelle.

Reazioni allergiche
Sebbene rare, possono verificarsi reazioni allergiche o disturbi nella circolazione sanguigna, inclusa la formazione di trombi.

Sindrome da iperstimolazione ovarica
Il rischio più significativo associato all’uso delle gonadotropine è la sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS - Ovarian Hyper-Stimulation Syndrome), che rappresenta la complicanza più grave e preoccupante della fecondazione in vitro (Fivet) e, molto più raramente, di una concezione naturale. L'uso di gonadotropine, in particolare della FSH, può indurre la crescita eccessiva di follicoli, provocando un ingrossamento delle ovaie e attivando una serie di problemi di salute ancora non completamente chiariti.

Peggioramento dell'pperstimolazione
Se l’iperstimolazione si aggrava, l'ingrossamento delle ovaie può portare a un aumento della permeabilità capillare, con conseguente accumulo di liquido corporeo nelle cavità addominali (ascite), nei polmoni e nel cuore. Questo può causare un addensamento del sangue e alterare l’equilibrio elettrolitico, provocando complicazioni respiratorie, cardiache, epatiche e renali che, se non trattate tempestivamente in ospedale, possono risultare fatali.

Incidenza rara
Fortunatamente, le forme gravi di iperstimolazione sono estremamente rare, con una prevalenza che non supera il 3% dei trattamenti di PMA. Solo in circa l’1% dei casi la sindrome è abbastanza severa da richiedere ricovero ospedaliero. Nella maggior parte delle situazioni, l'insorgenza della sindrome può essere monitorata e valutata prima che la condizione diventi critica.

Rischi a lungo termine della Fecondazione in Vitro
Recentemente, si è discusso se i farmaci per la stimolazione ovarica possano aumentare il rischio di sviluppare tumori alle ovaie, al seno o all'utero. I risultati sono controversi e dipendono anche dai farmaci complementari utilizzati durante il ciclo di PMA. L'associazione di gonadotropine con pillole anticoncezionali, agonisti o antagonisti, progesterone, cortisone e eparina può modificare il profilo degli effetti collaterali.

Gravidanze multiple
Uno dei rischi più frequenti della PMA è la possibilità di una gravidanza multipla, che comporta la gestazione di due o più feti. Il rischio di gravidanze gemellari varia in base all’età della donna e al tipo di trattamento utilizzato. In Italia, circa il 20% delle gravidanze ottenute tramite PMA sono gemellari. Anche se molte donne considerano una gravidanza gemellare come una fortuna, dal punto di vista medico è preferibile evitarla, poiché aumenta i rischi per la madre e per i neonati.

Gravidanze ectopiche
Le donne sottoposte a fecondazione in vitro hanno una maggiore incidenza di gravidanze ectopiche, in cui l’embrione si impianta al di fuori dell’utero, solitamente in una tuba. Si stima che l'incidenza di gravidanze ectopiche nella fecondazione in vitro sia del 3%, rispetto all’1% nella popolazione generale.

Gravidanza extrauterina dopo Fecondazione in Vitro
Non è completamente compreso il motivo per cui si verifichino gravidanze extrauterine, nonostante gli embrioni vengano posizionati con precisione all'interno dell'utero. Una gravidanza ectopica è una condizione seria e deve essere identificata il prima possibile per prevenire complicazioni gravi. La maggior parte di queste gravidanze richiede un intervento laparoscopico per essere rimossa. In alcuni casi, la gravidanza ectopica può essere trattata con un farmaco chemioterapico, come il metotrexato, che può "spegnere" l'embrione.

Rischi chirurgici
Come per qualsiasi procedura medica, anche le operazioni chirurgiche effettuate durante la fecondazione in vitro comportano dei rischi. È sempre possibile che si verifichino complicazioni legate all’anestesia, sebbene tali eventi gravi siano estremamente rari. Si stima che le complicazioni di questo tipo si manifestino in circa lo 0,1% dei casi, ovvero in un intervento su mille. Tra le problematiche potenziali ci sono dolore postoperatorio immediato, perdite ematiche limitate, febbre lieve e ipotensione. I danni a lungo termine alle ovaie sono più comuni (circa l’1% dei casi) e spesso derivano da un errore durante l'aspirazione degli ovociti, come la rimozione involontaria di una cisti endometriosica.

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