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Il sesso durante il medioevo
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Il sesso durante il medioevo
La sfera dell'intimità nel Medioevo spesso viene percepita ricca di vincoli e restrizioni, o narrata dai poeti come un'esperienza sia nobile e transitoria, oppure come una rappresentazione libertinista e scherzosa come nel Decameron di Boccaccio.

Con l'influenza predominante della Chiesa sulla vita quotidiana, il sesso poteva spesso incorrere in divieti e sanzioni, ma come accade con molti precetti, tendevano ad essere infranti.

Nelle prime epoche del cristianesimo (circa 500 d.C.), l'attività sessuale non era considerata intrinsecamente malvagia o da evitare, ma comunque veniva temperata, poiché persino la pratica medica del tempo considerava l'eccesso sessuale come dannoso per il corpo e una grande distrazione. Ciò che era universalmente considerato peccaminoso era il sesso orale e i preliminari: anche all'interno del matrimonio, l'atto sessuale era spesso breve e non soddisfaceva appieno i desideri delle donne.

Ordinanze morali: sesso e norme nel medioevo
Le normative legali regolavano anche i periodi appropriati per l'attività sessuale. Era proibito avere rapporti durante le festività religiose, i fine settimana e durante i periodi di mestruazioni, gravidanza e puerperio. In pratica, si poteva avere rapporti solo per 185 giorni all'anno, quindi in media una volta ogni due giorni.

Le leggi stabilivano anche pesanti punizioni, come dieci giorni di reclusione a pane e acqua per chi consumava rapporti sessuali in determinate posizioni, e questa pena poteva salire a quaranta giorni di reclusione e una multa di 26 soldi se il rapporto avveniva durante la quaresima.

La Chiesa era così rigida sulle questioni sessuali da elencare le posizioni sessuali considerate più peccaminose, tra cui la "pecorina" e la posizione oggi chiamata "dei due cucchiai", mentre la posizione meno peccaminosa era quella classica, ovvero il "missionario".

Va sottolineato che nel Medioevo l'abitudine comune era quella di praticare il sesso mantenendo i vestiti il più possibile addosso, e il sesso orale era punito con tre anni di prigione.

Inoltre, la Chiesa implicitamente tollerava l'adulterio maschile, consentendo ai re di avere amanti (le cosiddette "favorite"), sebbene ciò non fosse ufficialmente approvato. Per le donne, invece, l'adulterio poteva portare alla condanna a morte, sia per le donne comuni che per le regine.

La diffusione di bordelli
L'oppressione delle normative sul sesso nel Medioevo portò inevitabilmente alla diffusione di bordelli, spesso camuffati da bagni pubblici. Uno dei modi più comuni per incontrare prostitute era immergersi in grandi vasche d'acqua calda e nascondersi dietro pannelli metallici quando la prostituta arrivava, così da consumare il rapporto in totale riservatezza, al riparo dagli occhi che avrebbero potuto denunciare il cliente alla Chiesa.

In Europa, tuttavia, vi erano anche zone dove la sessualità godeva di una maggiore libertà. Ad esempio, in Germania la poligamia era una pratica consolidata sin dalla caduta dell'Impero Romano, mentre nello stesso periodo, in Oriente, si praticava la poliandria, ovvero il matrimonio di una donna con più uomini, come descritto nel poema epico induista Mahabharata.

Notizie false sul sesso nel medioevo
Infine esistono diverse false credenze sul medioevo riguardanti la sessualità, spesso tramandate erroneamente.

La prima è il "ius primae noctis", il quale consentiva al feudatario di consumare il matrimonio con le donne che sposavano i suoi servi della gleba durante la prima notte di nozze. Tuttavia, va precisato che questo diritto implicava semplicemente il pagamento di una somma di denaro al signore feudale in cambio del permesso di matrimonio.

Un'altra leggenda diffusa è relativa alle cinture di castità medievale. Oltre alle evidenti sfide igieniche derivanti dall'uso di questi dispositivi metallici che chiudevano i genitali femminili, non esistono prove archeologiche della loro esistenza nel periodo medievale. Nel corso del puritanesimo, sono stati creati dei falsi per alimentare queste credenze: un esempio è rappresentato dalla presunta cintura di castità appartenuta alla regina di Francia Caterina de' Medici, esposta fino al 1990 nel museo medievale di Parigi, successivamente rivelatasi un falso risalente al XIX secolo.

Le cinture di castità erano effettivamente utilizzate nei paesi anglosassoni durante il periodo puritano, sia come protezione contro gli stupri che come strumento di controllo dell'autoerotismo, considerato peccaminoso all'epoca.

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