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Esiste la crisi del settimo anno?
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Esiste la crisi del settimo anno?
La ricerca scientifica cerca di rispondere alla questione della stabilità del legame coniugale. Gli ormoni giocano un ruolo cruciale, ma non è tutto: il vero momento critico si verifica dopo quattro anni.

La solidità dei matrimoni è praticamente sconosciuta nel mondo animale. Infatti, la maggior parte delle specie non concepisce né il matrimonio né la formazione di coppie, eccetto durante l’atto della riproduzione. È impensabile che la Natura si preoccupi delle crisi coniugali che affliggono molte coppie umane.

Ossitocina e vasopressina: I fondamentali della fedeltà
Cosa ci rende leali? La risposta risiede in due ormoni: l’ossitocina e la vasopressina, che vengono prodotti in una zona profonda del cervello dei mammiferi, l'ipotalamo e l’ipofisi posteriore. Elevati livelli di ossitocina e vasopressina contribuiscono a un matrimonio solido, mentre la loro carenza può portare a una disgregazione del legame.

Settimo anno: cause di separazione
Se le scelte di coppia (e i tradimenti) sono spesso motivate da istinti riproduttivi, è altrettanto vero che gli stessi motivi possono condurre alla rottura. Non sorprende che, in quasi tutte le culture, l’adulterio risulti la prima causa di separazione, seguita dall’infertilità. Altri fattori, come abusi o incomprensioni, tendono a seguire. Spesso, gli interessi reciproci non coincidono più, specialmente se le circostanze cambiano. Quando gli svantaggi di una relazione diventano insostenibili o quando si percepisce che una nuova relazione potrebbe offrire maggiori benefici, e le condizioni sociali ed economiche lo consentono, si decide di separarsi.

Separarsi può rappresentare uno dei momenti più traumatici della vita. Tuttavia, in gran parte del mondo, a eccezione di due sole tradizioni culturali e religiose che lo condannano moralmente, quelle degli antichi Incas e della religione cattolica, la separazione viene accettata come una delle tristi realtà della vita.

Sorpresa: l'anno critico è il quarto
È interessante notare che molte separazioni presentano caratteristiche comuni, come evidenziato dai luoghi comuni sulla crisi del settimo anno. Analizzando le statistiche matrimoniali fornite dalle Nazioni Unite dal 1947, ha constatato che effettivamente esiste un anno critico, ma non è il settimo. In quasi tutti i Paesi, dall’Ecuador alla Mongolia, dall’Africa occidentale alla Nuova Zelanda, il quarto anno è il periodo in cui si registrano il maggior numero di divorzi. Questa tendenza è confermata anche da etnologi, ed è valida anche per comunità primordiali come i boscimani del Kalahari o gli Yanomamo dell’Amazzonia.

Tratti comuni a livello globale nelle separazioni
L'analisi delle statistiche ha rivelato che, nonostante le enormi differenze culturali, economiche e di stile di vita tra le diverse regioni del mondo, esistono tratti comuni nelle ragioni che portano alla rottura di un matrimonio.

Tuttavia, non è detto che una lunga durata di convivenza porti automaticamente a una crisi coniugale. Anzi, i dati suggeriscono che è più probabile che ci si separi in una fase iniziale, tipicamente da giovani. Superato il quarto anno critico, le probabilità di separazione diminuiscono notevolmente.

Statistiche sulla separazione: Il ruolo dei figli e del quarto anno
Nel 40% delle situazioni, la separazione avviene in assenza di figli, mentre nel 26% dei casi si verifica quando c’è un solo bambino. Con l’aumentare del numero di figli, le probabilità di divorzio diminuiscono notevolmente. Inoltre, chi decide di separarsi tende a risposarsi generalmente entro tre anni. Ma perché si registrano così spesso problemi coniugali proprio nel quarto anno?

Il bambino come legame della coppia
La nascita di un figlio funge spesso da potente collante per la coppia. Questo è particolarmente vero nei primi anni, quando il neonato dipende completamente dai genitori. In questo periodo, marito e moglie devono collaborare in un progetto comune per garantire la continuazione della propria discendenza, in cui hanno già investito enormi risorse. È solo dopo il compimento dei tre anni che la stabilità della relazione può essere messa in discussione. Questa fase coincide con un momento in cui, soprattutto nelle società primitive, che hanno forgiato la natura umana, il bambino inizia a diventare meno dipendente. Tre anni di vita, più i nove mesi di gestazione, ci portano quindi al fatidico quarto anno.

Al contrario, all’aumentare dei figli, il legame tra i genitori diventa più robusto, poiché l'investimento nei bambini diventa ormai significativo.

In definitiva, il matrimonio è intrinsecamente un’alleanza d’interesse. Anche se, in questo caso, l’interesse è quello dettato dalla natura, che ha influenzato tali comportamenti. Gli psicologi confermano inoltre che il segreto di un matrimonio di successo risiede nella comprensione che la relazione è un lavoro di squadra, e non una competizione tra squadre avversarie. Tuttavia, non sempre questa consapevolezza si manifesta.

Cosa accade alle coppie che rimangono unite
Fino a questo punto abbiamo discusso dei matrimoni che terminano. Ma cosa succede alle coppie che restano insieme? I sessuologi lo sapevano da tempo, ma ora anche i media ne hanno preso coscienza. Un quinto dei coniugi ha rapporti sessuali meno di dieci volte all'anno. Tuttavia, da un punto di vista scientifico, la situazione potrebbe essere anche più grave.

L’abitudine, come ben sappiamo, è nemica del desiderio sessuale. Non sono molte le coppie fortunate che riescono a mantenere viva la passione come nei primi tempi. Con il passare degli anni, i livelli ormonali diminuiscono, le routine si ripetono e dalla cima dell'intensità sessuale si scivola verso una sorta di non-sesso nel matrimonio consolidato. Il libidogramma ne è una misura inesorabile.

Il libidogramma: un indicatore della vita sessuale
Il libidogramma è essenzialmente un grafico che ogni coppia può creare autonomamente. Sulle ordinate si rappresenta il numero di rapporti mensili, mentre sulle ascisse gli anni di matrimonio. Molte coppie ricordano il primo anno con un notevole picco, che può superare i venti rapporti mensili. Questo numero tende a ridursi a dieci subito dopo i primi slanci (e la curiosità) iniziali, per poi stabilizzarsi a otto, corrispondenti ai tradizionali due rapporti settimanali.

Tuttavia, questa fase non dura a lungo. Figli, viaggi, lavoro, malattie, stress, preoccupazioni, e talvolta amanti (ma questa è un’altra storia) possono portare a una diminuzione della frequenza, passando impercettibilmente dal plateau degli otto rapporti mensili a un livello più basso, quello di quattro. Molte coppie si stabilizzano su una frequenza di un rapporto settimanale, ma altre lottano disperatamente per mantenere questa intimità, spesso senza successo. In alcuni casi, gli ultimi anni di matrimonio registrano addirittura valori negativi, con meno di un rapporto al mese: un libidogramma piatto e silenzioso in camera da letto.

La notizia positiva
La notizia rassicurante è che questo scoraggiante scenario non rappresenta una sentenza irrevocabile. Anche le coppie che hanno smesso di comunicare sul piano sessuale possono riattivare il dialogo. Il segreto è semplice e apparentemente ovvio: è sufficiente ricominciare ad avere rapporti sessuali, magari avvalendosi di una mentina afrodisiaca quando necessario o di un lubrificante vaginale durante la menopausa (un sessuologo esperto è disponibile per consigliare i rimedi farmacologici più utili e accessibili e per chiarire quando sono effettivamente indispensabili) affinché il motore del desiderio riprenda a funzionare. Infatti, sappiamo che il carburante di questo motore, il testosterone, diminuisce in entrambi i sessi quando non si ha attività sessuale, mentre aumenta quando si ricomincia. Così si trasforma un circolo vizioso (poca intimità = sempre meno intimità) in un circolo virtuoso (più intimità = sempre più intimità). Questo è sufficiente per salvare un matrimonio in crisi? Spesso sì. Inoltre, è stato scoperto che, durante l’orgasmo, si produce ossitocina, un ormone fondamentale per rafforzare i legami coniugali e favorire l’attaccamento.

Ritornare all’intimità
Se nel corso degli anni di matrimonio la frequenza dei rapporti sessuali tende a diminuire in modo inesorabile, al raggiungimento delle nozze d’oro si osserva un sorprendente ritorno alla passione. Coloro che vivono abbastanza a lungo da celebrare 50 anni di matrimonio riescono a recuperare anni di serate trascorse in modo apatico davanti alla televisione: la frequenza dei rapporti sessuali registra una piccola ripresa.

Naturalmente, non è possibile tornare ai livelli dei neo-sposini, ma sembra che sotto le lenzuola riaffiorino l’intesa e la serenità. Questo miglioramento deriverebbe dalla crescita progressiva della coppia, che porta a una maggiore esperienza e comprensione reciproca: si apprende dal partner e su queste basi si costruisce la relazione nel tempo, come spiegano i ricercatori. Probabilmente aumenta la fiducia quando ci si rende conto che il proprio coniuge non è incline a lasciare la relazione da un momento all’altro, ma è presente per restare. Credere che la relazione sia destinata a continuare può fornire ulteriori motivazioni per investire nella coppia e nella propria vita sessuale.

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