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Castità: è possibile vivere senza sesso?
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Castità: è possibile vivere senza sesso?
La questione della castità, specialmente tra i religiosi, solleva interessanti interrogativi dal punto di vista medico. Il cervello umano può sopprimere il desiderio sessuale naturale, ma l'astinenza prolungata può comportare alcuni rischi.

Il voto di castità tra i religiosi: un mito?
Contrariamente a quanto molti credono, i sacerdoti cattolici non fanno voto di castità, ma piuttosto di celibato. Questo significa che promettono di non sposarsi, con la presunzione che tale impegno implichi anche l'astensione dai rapporti sessuali. Tuttavia, il voto di castità vero e proprio, accompagnato da quelli di obbedienza e povertà, è riservato a monaci, monache, frati e suore, che si impegnano a mantenere una vita sessualmente astinente per tutta la loro esistenza. Nonostante ciò, la storia ci offre diversi esempi di eccezioni, suggerendo che non tutti i religiosi hanno rispettato pienamente questo impegno.

Celibato e castità: una tradizione non universale
A differenza della Chiesa cattolica latina, le tradizioni cristiane orientali, come quella ortodossa, non considerano il celibato un requisito indispensabile per i sacerdoti. In queste comunità, solo i monaci sono tenuti a fare un voto di castità, simboleggiato dalla veletta nera sulla loro tunica. Inoltre, per buona parte della storia della Chiesa latina, molti apostoli, vescovi e persino papi, a cominciare da San Pietro, erano sposati. Oggi, in alcune enclave italiane di cultura greca, i sacerdoti cattolici uniti con Roma continuano a sposarsi e ad avere figli, dimostrando che il celibato clericale è una pratica variabile all'interno dello stesso cattolicesimo.

La castità e il celibato, dunque, restano concetti complessi e non universali, le cui implicazioni continuano a essere oggetto di dibattito sia all'interno della Chiesa che nella società.

Castità: come vivono senza sesso religiosi e religiose?
Come riescono così tanti sacerdoti, monaci e suore a mantenere una vita di totale astinenza sessuale per tutta la loro esistenza?

Il ruolo della corteccia cerebrale come freno naturale
Il desiderio sessuale, insieme alla spinta verso la riproduzione e la cura della prole, rientra tra le funzioni neurovegetative, che includono fame, sete, sonno, risposta a pericoli, paura, rabbia e accudimento. Queste funzioni sono governate da strutture cerebrali antiche, come l'ipotalamo e l'amigdala, e condividiamo queste dinamiche con altri mammiferi e animali inferiori. La libido, essendo così radicata, dovrebbe essere teoricamente difficile da sopprimere, come le altre funzioni di base. E in molti casi lo è.

Tuttavia, quando queste pulsioni vengono represse, possono emergere comportamenti disfunzionali o antisociali, inclusi abusi e violenze. Ciò nonostante, grazie allo sviluppo della corteccia cerebrale, specificamente l'area integrativa e razionale che contraddistingue gli esseri umani, è possibile esercitare un notevole controllo sulle pulsioni sessuali, anche se non totale.

Immaginiamo il desiderio sessuale come un’auto con acceleratore e freno. La parte del cervello che genera la libido spinge costantemente l’acceleratore, alimentata dalle fantasie sessuali. A volte, la velocità è moderata, mentre in altri momenti, come durante una forte passione, l'acceleratore è premuto al massimo. La corteccia cerebrale, responsabile anche della creazione delle stesse fantasie, funge da freno. Alcuni potrebbero non usarlo affatto, indulgendo nell’ipersessualità, mentre altri lo attivano troppo, cadendo in ansie da prestazione o inadeguatezza, finendo così per cercare l’aiuto di sessuologi e psicosessuologi.

L’ascesi spirituale non è sempre sufficiente
Esiste poi una minoranza che ha imparato, attraverso la rinuncia e l’ascesi (dal greco, "elevazione"), a distaccarsi dalle passioni terrene. Questi individui vedono le pulsioni sessuali come ostacoli al raggiungimento di uno stato superiore di purezza. Questo percorso di distacco è presente in molte tradizioni religiose e filosofiche, soprattutto orientali. I veri casti, hanno sviluppato una capacità straordinaria di frenare l’acceleratore ipotalamico attraverso un forte controllo razionale. Tuttavia, la sola vocazione spirituale non è sempre sufficiente, soprattutto se gli ormoni non collaborano.

Il declino del testosterone
Fortunatamente, gli ormoni possono venire in aiuto. Le nostre ricerche dimostrano che quando l'attività sessuale si interrompe, sia per scelta che per circostanze (non solo per sacerdoti e suore, ma anche per impotenti, persone in carcere o astronauti), i livelli di testosterone, l’ormone del desiderio, diminuiscono gradualmente. Questo calo avvicina l’individuo alla soglia minima necessaria per la libido, ma senza mai scendere sotto il livello in cui si potrebbe parlare di ipogonadismo.

Questo processo ormonale naturale può, dunque, facilitare la castità, rendendo il controllo delle pulsioni sessuali più gestibile per coloro che si impegnano in una vita di astinenza completa.

Come la castità influenza il corpo: rischi e benefici
Proprio come una casalinga attenta che, pur non utilizzando la caldaia per settimane, la mantiene accesa al minimo per evitare che si congeli durante l'inverno, così anche l'ipotalamo dei casti si autoregola, abbassando i livelli di testosterone prodotti da testicoli e ovaie, ma senza mai spegnerli completamente. Questo meccanismo permette al desiderio sessuale di riattivarsi, se e quando le circostanze della vita lo rendessero necessario.

I pericoli dell'astinenza sessuale
Sebbene questo processo biologico offra un importante supporto alla castità, non è mai infallibile. L'essere umano è l'unico animale non governato esclusivamente dall'istinto sessuale. Tuttavia, l'istinto rimane una forza latente e costante, sempre presente. In altre parole, siamo liberi di scegliere, anche se questo significa affrontare le conseguenze della castità, una condizione che va contro i principi dell'evoluzione e, quindi, non del tutto naturale.

Gli uomini che evitano l'attività sessuale, incluso l'autoerotismo, possono essere maggiormente esposti a problemi alla prostata, come l'iperplasia o addirittura il cancro. Entrambi i sessi, inoltre, rischiano di sviluppare osteoporosi, depressione, obesità e altre disfunzioni metaboliche, se l'astinenza si protrae per lungo tempo.

Se "non siamo fatti per vivere come bruti", come dice Dante, non siamo nemmeno destinati a vivere come eunuchi. Il passo del Vangelo di Matteo che suggerirebbe questa idea è, in realtà, di difficile interpretazione. Chi non ha una vera vocazione per la castità rischia di sviluppare una forma paradossale di ipersessualità, che può condurre a comportamenti predatori, specialmente verso i soggetti più vulnerabili, come bambini, adolescenti, donne fragili o persone con disabilità, come purtroppo spesso riportano le cronache.

Il sesto comandamento e l’evoluzione della Chiesa
L'attuale pontificato si distingue per innovazioni storiche, tra cui la scelta di dare meno enfasi alla sessualità rispetto ad altri aspetti del Vangelo, come la misericordia. In passato, la Chiesa cattolica ha concentrato gran parte della sua dottrina morale sul sesto comandamento (e in parte sul nono), mettendo in secondo piano gli altri precetti. Questa ossessione sessuocentrica, spesso accompagnata da una sessuofobia latente, ha allontanato l’attenzione dai comandamenti neotestamentari delle Beatitudini, che non affrontano mai il tema del sesso, e quando parlano di purezza, si riferiscono chiaramente al cuore e non al corpo.

Il controllo della sessualità, fino a pochi anni fa, aveva un ruolo simile alle restrizioni alimentari che caratterizzano altre religioni (e che un tempo riguardavano anche il cattolicesimo). Queste norme identitarie erano spesso usate per compensare debolezze di messaggio e per esercitare potere politico ed economico.

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